Applicazioni “business critical” e strategie per i backup

Buongiorno a tutti, qualche settimana fa ho partecipato ad un evento e mi sono preso alcuni appunti che ho utilizzato per scrivere questo breve articolo.

I temi principali dell’evento sono stati principalmente 2:

Applicazioni aziendali gestite a “SILOS” (questa parola è un sinonimo tecnico che indica la gestione delle applicazioni a compatimenti separati; ogni divisone aziendale fa il suo lavoro e si vede assegnata un infrastruttura IT con delle risorse dedicate alla singola applicazione).

Gestire il backup tramite un “appliance convergente” che sia in grado di parlare con i principali cloud provider (spostando di conseguenza macchine virtuali da locale al cloud prescelto).

Partiamo dalle APP

Quando parliamo di applicazioni business critical spesso si parla di applicazioni indispensabili per il business, per la gestione della produzione, per la creazione di progetti, brevetti, per la realizzazione di dati fondamentali per la tua azienda. Applicazioni che non si possono fermare e che devono stare al sicuro da attacchi informatici di qualsiasi tipo.

Il problema è proprio determinato dal fatto che ogni applicazione strutturata genera dei dati, questi dati rimangono fermi nel “silos”. Le infrastrutture tradizionali nascono come infrastrutture verticali, spesso vengono richieste competenze specifiche per gestirle e non sono di facile scalabilità (per poter crescere devi aggiungere tutti i componenti, CPU, RAM, DISCO).

Se devi sviluppare un applicazione scalabile, le soluzioni per la tua infrastruttura IT possono essere queste:

1. Scegli uno storage “Scale Out” o ad oggetti che elimina la barriera dei silos e permette una distribuzione del dato su diversi nodi (grazie all’architettura del file system di questi storage) e poi vai ad analizzare i dati anche grazie ad interfacce che ha lo storage verso strumenti di business analytics (come ad esempio Hadoop).

2. Decidi di abbattere le barriere dei “silos” facendo un ragionamento lato software. Come? Aumentando la virtualizzazione ed andando a definire i servizi a livello software. Con il software puoi trasportare i servizi da un cloud all’altro, da on-premise ad un datacenter con remoto. Oltretutto è anche possibile criptare il dato sulla wide area network. Quindi sceglieresti lo sviluppo delle cosiddette “Applicazioni Cloud Based”.

In questo secondo scenario ci troviamo in un mondo definito dal software e gestito da due grandi player AWS e PKS (Pivotal, ora parte di VMware). Come sempre accade nella tecnologia, si parla cicli, ora siamo nel ciclo del “Multicloud” dove dati e applicazioni sono sparsi tra diversi cloud provider. Questo “spezzettamento” implica una problematica fondamentale, come puoi proteggere e tenere al sicuro dati sparsi in giro tra diversi cloud? La Sicurezza dovrebbe rimanere sempre al primo posto nei progetti di un IT manager.

Devi ripensare il tuo datacenter come un “unico grande cloud”. Che sia in azienda o che sia “as a service” ovvero fatto di servizi applicativi usufruibili esternamente al tuo cloud. L’unica realtà software che permette di interfacciare la tua infrastruttura IT con tutti i principali cloud provider è VMware.

Come sempre, non esiste una scelta giusta o sbagliata, bisogna capire quale il tipo di applicazione devi sviluppare e farti guidare nella giusta scelta per l’infrastruttura che la ospiterà.

Backup dati tramite appliance IPERCONVERGENTE

Per il backup dei dati spesso si usano strategie non corrette o per lo meno non a norma con le attuali disposizioni in vigore per la gestione dei dati.

Alcune aziende, per motivi di budget, considerano i soldi spesi per il backup dei dati come soldi buttati (tanto non succederà nulla). Le ultime parole famose… Al di la di catastrofi o eventi che possono purtroppo capitare e sono fuori dal nostro controllo, il backup dei dati deve essere sempre fatto (che si parli di client o di infrastruttura IT).

Puoi immaginare cosa succedesse alla tua azienda se a causa di un problema perdesse di colpo tutti i dati? E’ come se la tua macchina perdesse improvvisamente il motore.

E’ possibile strutturare un backup consistente di dati in vario modo, dipende dalla strategia che l’azienda vuole utilizzare (indicativamente ci sono tre strade, backup tradizionale, business continuity, disaster recovery).

Ultimamente sono state rilasciate diverse Appliance dette “iperconvergenti” per il backup dei propri dati con a bordo software in grado di effettuare deduplica / compressione e di spostare i workload presso il cloud (disaster recovery delle singole vm).

Oggi vorrei parlare esplicitamente di una di queste appliance, ovvero quella rilasciata da DELL, la DP4400 (dove DP sta per data protection).

Fisicamente si presenta come un server da 2 rack unit (se conosci i server DELL stiamo parlando della classica R740XD), 12 dischi da 3,5″ frontali, 2hdd sul retro assieme alle porte 10gbit per il collegamento al network.

DP4400 front view
DP4400 rear view
DP4400

Questa macchina ti consente di archiviare i backup al suo interno (primo livello) e di spostarli nel cloud (secondo livello). Non solo, è anche possibile strutturare una ripartenza di VM su cloud esterno (ad esempio su AWS).

La macchina virtuale locale viene convertita e fatta ripartire in ambiente AWS, ti bastano veramente pochi click, impostazione degli indirizzi network ed il gioco è fatto.

Quindi oltre ad essere un gran bel contenitore per i backup, questa appliance gestisce i backup sotto un unico paradigma, quello dei dati.

Puoi decidere dove salvare i dati (cloud o on premise) automatizzando anche la data protection (remediate). Consente di utilizzare la deduplica (quella di datadomain ovvero la migliore sul mercato). Queste tecnologie permettono una protezione avanzata anche da comuni attacchi informatici cryptolocker, malware e ramsonwere.

Semplicità, user experience di livello, protezione e sicurezza caratterizzano questa prodotto.

Tutto ovviamente ha un prezzo che non è quello del classico server con qualche disco interno per pochi TB di spazio da gestire con Veeam o con il tool di backup integrato in VMware. L’automazione, la deduplica dei dati e il fatto di avere un interfaccia verso il cloud hanno giustamente un prezzo.

Concludo con un appunto di un IT Manager di una delle principali aziende alimentari italiane, il quale giustamente, parlando di cloud computing ha sollevato 2 problemi non indifferenti:

*Connettività

*Contrattualità

Se il primo può sembrare uno ostacolo sormontabile, pagando comunque linee ridondate a caro prezzo, il secondo invece è molto più ostico.

Le piccole medie imprese non hanno potere contrattuale con i provider ed i fornitori del cloud devono adottare strategie diverse con causali d’uscita per passare da un fornitore di cloud ad un altro. La PMI una volta fatto matrimonio non divorzia più, anche se in realtà devono poter avere un elasticità nel cambio.

Un altro dettaglio è il backup nel cloud. Spesso i provider non lo includono, se vuoi eseguire il bakcup dei dati lo devi fare con un contratto a parte o pagando un apposito servizio, tenendo presente che il traffico in uscita ha sempre un costo e fa parte delle bollette mensili che ti arrivano dal provider.

Il suo pensiero, che condivido, in sintesi ci dice che “il cloud non costa meno” e che “non è banale” implementare un passaggio con la possibilità di tornare indietro!

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A presto

Luca Gentilini

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